Google Analytics dichiarato illegale

google_analytics dichiarato illegale

GOOGLE ANALYTICS ILLEGALE

decisione della authority austriaca

L’autorità austriaca per la protezione dei dati (“Datenschutzbehörde” o DSB) ha stabilito che i fornitori di siti web austriaci che utilizzano Google Analytics violano il GDPR.

La sentenza risale a una decisione presa nel 2020 dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) nota come “Schrems II” che ha segnato la fine del Privacy Shield – un accordo che consentiva il trasferimento dei dati dell’UE a società statunitensi certificati – secondo la quale i servizi cloud ospitati negli Stati Uniti non sono in grado di rispettare il GDPR e le leggi sulla privacy dell’UE.

Il 14 agosto 2020, un utente di Google aveva effettuato l’accesso a un sito Web austriaco che trattava di problemi di salute. Questo sito web utilizzava Google Analytics e i dati sull’utente furono trasmessi a Google. Sulla base di questi dati, Google è stato in grado di identificare l’utente. Il 18 agosto 2020, l’utente di Google ha presentato un reclamo all’autorità austriaca per la protezione dei dati con la collaborazione di una organizzazione no-profit: NOYB

Il tribunale austriaco ha dichiarato adesso illegale questo trasferimento di dati.

Gli utenti di Google possono, teoricamente, agire su un’impostazione del loro account per proibire a Google di valutare in dettaglio il loro utilizzo di siti web di terze parti. Ma già il fatto che questa funzione esista, è la prova che Google è in grado di risalire all’individuo a partire dai suoi dati di utilizzo.

Molte aziende in Europa devono ora chiedersi se rimuovere Google Analytics dai loro siti web o rischiare una sanzione per aver violato il GDPR. A lungo termine, ci saranno due opzioni: o gli Stati Uniti cambiano le loro leggi sulla sorveglianza per supportare le loro attività tecnologiche, o i fornitori statunitensi dovranno ospitare i dati degli utenti europei Europa.

Se c’è una cosa da imparare da questo caso, è che ignorare le sentenze del tribunale e continuare a utilizzare Google Analytics non è un’opzione praticabile.

Rimuovere Google Analytics non significa che si debba rinunciare del tutto all’analisi del sito web. Esistono oggi diverse alternative praticabili. Ad esempio, Matomo è una potente piattaforma open source di analisi web che offre il 100% di proprietà dei dati e conformità al GDPR.

Come azienda europea, diventa molto rischioso affidare i dati sensibili degli utenti a società come Google che ignorano deliberatamente la legislazione europea sulla privacy e mettono i loro clienti commerciali europei a rischio di pesanti multe. (Le multe contro il sito web austriaco sulla salute nel caso discusso verranno decise successivamente).

Il Futuro del Sistema di Vendita | Trend 2025

Il Futuro del Sistema di Vendita

IL FUTURO DEL SISTEMA DI VENDITA

News 2021

Massimo Bazzo

contributi originali Gartner (2020) Harvard Business Review (2013)

Tra dicembre e gennaio ormai da molti anni ci siamo abituati a ricevere analisi di ogni genere e qualità – studi sull’andamento dell’anno che si conclude e ricerche sulle PREVISIONI per l’anno successivo – suddivise per settori produttivi, mercati, canali, web, social media, e dati di ampiezza che può variare da dimensioni globali con campione enorme, a valori locali, raccolti con sondaggi su poche centinaia di casi.

L’uso che poi se ne fa nel marketing di questi eterogenei sondaggi e ricerche, per determinare una strategia aziendale il più possibile basata su dati concreti, indubbiamente può condurre a considerazioni e risultati anche molto diversi.

Una ricerca su dati e dimensioni globali di un noto strumento di analisi online – per esempio riguardo ai risultati di vendita o di brand awareness – andrebbe presa quantomeno con prudenza per pianificare gli obiettivi attesi del mio blog a malapena di carattere locale. Vale quindi la pena occuparsi di una ricerca Gartner per almeno un paio di buoni motivi:

1. per l’attendibilità indiscussa dei dati e della società che li ha processati e 2. perché si tratta di rilevazione della tendenza di un intero sistema sul lungo periodo, non di dati limitati a un settore o un canale. E con i dati sui possibili effetti sulle strutture di vendita ci si fa veramente una strategia di sviluppo.

Veniamo subito al succo del discorso: nei prossimi 5 anni, un aumento esponenziale delle interazioni digitali tra acquirenti e fornitori modificherà i modelli di vendita, che evolveranno verso modelli dinamici per coinvolgere il “everywhere customer” o “consumatore iperconnesso”.

Il commerce everywhere è una strategia di marketing per facilitare le transazioni di vendita, attraverso i touchpoints dei clienti, tramite una serie di tecnologie, che promuovono prodotti e vendite multicanale, in luoghi fisici e digitali – come Web, dispositivi mobili, social, indossabili – e implementa l’iperautomazione e le competenze digitali dei venditori.

Il TREND indica la via di crescita determinata non solo dall’ovvio sviluppo tecnologico, ma anche da caratteristiche personali e processi di sistema, e si fonda su tre osservazioni macro.

Il livello attuale di interconnessione e interdipendenza non ha precedenti e crea comportamenti di acquisto B2B unici e imprevedibili, amplificati dalla volatilità del mercato COVID-19.
Le interazioni digitali esponenziali richiedono che le persone, i processi e la tecnologia si adattino continuamente.
La maggior parte delle aziende B2B non dispone dell’iperautomazione, dell’intelligenza artificiale (AI) e della scalabilità digitale, per fornire la strategia multiesperienza che gli acquirenti cercano.

Queste rilevazioni di sistema portano l’analista a individuare delle mutazioni nella macchina di vendita nei prossimi 4 anni – periodo che personalmente ritengo sarà ridotto in certi paesi più che in altri – a cominciare dal processo decisionale dei venditori, che per il 60% delle organizzazioni di vendita B2B si baserà su dati, analisi, applicazioni e intelligenza artificiale, piuttosto che su intuizione ed esperienza.

Harward Business Review, New world of sales

La definizione di Macchina di Vendita si riferisce a un articolo pubblicato in Harvard Business Review, “La Demolizione della Macchina di Vendita” (B. Adamson, M. Dixon e N. Toman, nov 2013), che esponeva l’importante teoria (per il tempo) del superamento del processo formale per l’efficientamento delle vendite “… costruito per superare le meno finalizzate e disciplinate concorrenti, attraverso la bruta efficienza e strumenti di formazione globali” – col

quale il leader delle vendite investiva in sistemi di gestione delle prestazioni, progettati per monitorare quanto bene i rappresentanti ottemperassero a questo processo – a favore di un “… approccio flessibile per la vendita guidata dall’affidamento dei rappresentanti su intuizione e giudizio”, poiché in quegli anni le vendite vedevano un marcato scollegamento tra specifiche attività di vendita e specifici risultati.

Le tattiche sequenziali che, un tempo, portavano a progressi prevedibili in una vendita, non avevano più la stessa efficacia, come sintetizza bene l’immagine dello schema comparativo tra il ‘vecchio mondo’ di processo strutturato e il ‘nuovo mondo’ orientato all’approccio personale.

[ vai all’articolo ]

Il sistema vendite tornerà alla macchina di vendita? Solo in parte. Il trend ci dice che tornerà ad affidarsi a strumenti e processi in grado di sostenere il bisogno di pianificazione e controllo dell’azienda e interpretare le fluttuazioni della domanda, non più con applicazioni dalla struttura irrigidita sulle fasi ordinate, ma con dispositivi – ed ecco la mutazione – in grado di imparare dalle richieste e i bisogni dei clienti e che integrino la valutazione personale del venditore.

La pandemia ha accelerato questa trasformazione. Le organizzazioni di vendita devono prendere atto che le preferenze di acquisto sono cambiate in modo permanente e, di conseguenza, anche il ruolo dei venditori, le strategie di vendita, dei processi e dell’allocazione delle risorse.  Se ne deduce quindi che man mano che i clienti migrano dai canali “fisici” alle alternative digitali, l’organizzazione delle vendite deve impegnarsi in un fondamentale cambiamento di mentalità.

Il 50% dei responsabili delle vendite sposterà la propria attenzione dall’essere da leader di venditori a leader di vendita. Ed entro il 2025 l’80% delle interazioni di vendita B2B tra fornitori e acquirenti avverrà nei canali digitali; per operare con successo nel sistema di vendita saranno richiesti venditori in grado di sviluppare nuove competenze, utilizzare quei canali digitali, realizzare la vendita in remoto o la co-vendita ai clienti.

modello di vendita a sistemi adattivi

Un cliente di Gartner ha riferito che la sua pipeline trimestrale si è ridotta quasi a zero nel marzo 2020 quando i suoi prospect hanno sospeso tutte le spese non essenziali.

Altri clienti hanno segnalato che i loro venditori non erano in grado di creare il tipo di coinvolgimento che li avrebbe aiutati a confermare le previsioni della pipeline, perché non potevano più incontrare fisicamente tutti i decisori dei loro clienti.

Allo stesso tempo, la ricerca rileva tendenze verso la vendita multiesperienza, in cui gli acquirenti B2B mostrano una crescente preferenza per interagire con i fornitori attraverso canali digitali e self-service.

Questa preferenza sta costringendo i fornitori a ripensare il sistema di contatto con i clienti e a come interagire con loro, attraverso canali fisici, digitali o misti, compresi i bot, aumentando in modo esponenziale il numero di touchpoint, interazioni e transazioni.

L’aumento dell’interattività porterà anche a una maggiore interdipendenza di persone, processi e tecnologia che renderà i modelli di vendita tradizionali e meccanicistici meno affidabili nel tempo, cosa per cui la maggior parte delle organizzazioni di vendita non è preparata. Per rimanere adeguati e aumentare le entrate, il futuro delle organizzazioni di vendita si baserà su sistemi adattivi e sarà determinato dalla convergenza di 3 pratiche e tecnologie: iperautomazione delle interazioni e delle transazioni tra venditori e acquirenti, scalabilità digitale per venditori e intelligenza artificiale.

Tendenza in Numeri

Oggi in un acquisto B2B sono coinvolti in media 11 singoli stakeholder; quel numero può aumentare fino a quasi 20.

Ogni flusso di informazioni per informare una decisione di acquisto ne aumenta la complessità. Oltre il 50% di tutti gli acquirenti B2B ha riferito di sentirsi sopraffatti dal volume di informazioni affidabili a cui accedono. Peggio ancora, quasi il 50% degli acquirenti ha trovato le informazioni dei fornitori affidabili, ma allo stesso tempo contraddittorie.

Interactions and behaviours buyers-suppkiers

Ne consegue che i clienti spendono mediamente il 15% del ciclo di acquisto riconciliando diverse fonti di informazioni. Percepire l’aspetto contraddittorio nei contenuti informativi dei fornitori determina conseguenze del tutto nuove e devastanti nel panorama dei rapporti con i clienti. Il 33% di tutti gli acquirenti desidera una esperienza di vendita senza venditore, una preferenza che sale al 44% per i millennial.

[ Fonte: sondaggio sugli acquirenti Gartner, 2019 ]

Per concludere, non serve un raffinato tool analitico per capire quali saranno le conseguenze dei dati rappresentati nell’immagine qui sopra. Una parte enorme degli acquirenti B2B non si rivolge ai rappresentanti di vendita per ricevere supporto e ad oggi solo il 17% del percorso di acquisto dei buyer totali viene speso nelle interazioni con i venditori. Quando i baby boomer andranno in pensione e i millennial matureranno in posizioni chiave per le decisioni, quella che adesso appare come “una prima attitudine di acquisto digitale” diventerà la norma.

Hyperautomation è un termine, coniato da Gartner, che si riferisce a una combinazione di set complementari di strumenti, in grado di integrare contenitori funzionali e di processo per automatizzare e aumentare i processi aziendali. Per i responsabili delle vendite, ciò significa automatizzare le fasi del processo di vendita.

Scalabilità digitale significa usare strumenti digitali per gestire il volume crescente di interazioni con i clienti. Per i responsabili delle vendite e delle applicazioni, significa introdurre nuovi strumenti per i venditori, aiutandoli a diventare venditori digital-first, e trasformare le pratiche di qualificazione/convalida delle vendite con nuovi processi e tecniche, come la creazione di senso.

Intelligenza artificiale è un termine che indica il passaggio da un processo decisionale altamente analogico a un processo decisionale automatizzato e basato su algoritmi. Molto presto, ogni decisione presa dai venditori, ogni azione che intraprendono e ogni intuizione acquisita sullo stato di salute delle loro offerte, sarà guidata da dati e analisi.

GDPR e Sicurezza a Tempo di Covid

GDPR e Sicurezza

GDPR E SICUREZZA A TEMPO DI COVID

2022 l'anno degli adeguamenti

Luigi Zoppelli

contributi originali: Proattiva, Studio Buzavo

Iniziare il 2022 con buoni propositi per me è importante quanto tenere pulita e in ordine la mia scrivania, ma questo non impedisce che l’attività day-by-day determini ugualmente il caos – nella scrivania e nei propositi – con il rischio di minare la mia stessa fiducia nello sviluppo dei miei progetti.

Chi non ha mai adoperato il calendario, incluso quello di Google, come una business model canvas piena di post-it colorati? Bene, sul mio calendario mi sono appuntato questa nota: “il 2022 sarà, ancora, l’anno degli adeguamenti al GDPR”.

Mi è capitato spesso di confondere questo regolamento europeo con il più generico termine ’privacy’. Errore! Il GDPR non è solo privacy, ma è un’articolata documentazione che armonizza 3 aspetti distinti e pertinenti:

    • consapevolezza
    • competenza
    • responsabilità

I principi ispiratori si possono riassumere con “Non creare danni nel trattamento dei dati”, “Favorisci la libera circolazione dei dati” e “Incrementa la fiducia dei cittadini nella società digitale”. Maneggiando con trascuratezza i famosi ‘dati personali’ può capitarci di commettere degli errori: nasconderli, perderli, alterarli, divulgarli o renderli accessibili, perciò è fondamentale saper riconoscere potenziali errori. Ma chi si deve occupare della verifica della conformità alla normativa?

[ vai alla Carta dei Diritti Fondamentali e Legislazione Europea ]

La figura preposta è il DPO, il data protection officer. Ma vediamo le sue funzioni principali, come le descrive sinteticamente Valentino Pavan, un DPO di lunga esperienza di PROATTIVA.EU, e in possesso della certificazione tedesca Unicert-DAkkS:

« La legge ci dice che il DPO deve:
# informare e fornire consulenza al Titolare o al Responsabile del trattamento e ai dipendenti che trattano i dati personali;
# sorvegliare l’osservanza della normativa e delle politiche del Titolare o del Responsabile del trattamento riguardanti anche “l’attribuzione delle responsabilità, la sensibilizzazione e la formazione del personale che partecipa ai trattamenti e alle connesse attività di controllo”;
# fornire, se richiesto, un parere in merito alla valutazione d’impatto sulla protezione dei dati e sorvegliarne lo svolgimento;
# cooperare con l’autorità Garante nazionale;
# fungere da punto di contatto dell’autorità Garante nazionale per questioni connesse al trattamento, tra cui la consultazione preventiva di cui all’articolo 36, ed effettuare, nel caso, consultazioni relativamente a qualunque altra questione ».

[  Proattiva ]

In caso di ‘Data Breach’ (violazioni) è obbligatorio darne comunicazione all’Autorità Garante; comunicazione che, aspetto non irrilevante, permette di evitare di incorrere in sanzioni pecuniarie di dimensioni variabili, ma soprattutto permette concretamente di salvare il patrimonio di un’ impresa, di un’organizzazione o di un professionista.

Insomma, ammettere un errore, comporta una spesa di tempo, ma può far guadagnare quote rilevanti di requisiti carenti e sempre più scarsi oggi nel portfolio aziendale e personale, vale a dire fiducia e affidabilità.

Essere conformi alla normativa GDPR – per esteso General Data Protection Regulation 2016/679 – è cosa buona, giusta e fonte di tranquillità, per sé e le responsabilità che essa comporta, e per coloro i quali affidano i propri dati personali e sensibili al nostro sistema di gestione.

Ciò che spesso nel marketing e nella comunicazione istituzionale, pubblica e privata, passa sotto il binomio “integrity and reliability”, credibilità etica e affidabilità del marchio, equivale esattamente al valore che attribuiamo al rapporto con i nostri utenti e clienti ed è un confronto di pesi e misure che, prima o dopo, qualunque organizzazione si trova ad affrontare.

digital 01 personal data security

« La Vision di Studio Buzzavo  ha sviluppato quest’area di expertise, con una precisa visione strategica, legata alla fiducia professionale e all’affidabilità etica e tecnica, per la quale è necessario dapprima organizzare e poi informatizzare.

Chi ci affida le informazioni personali ci ritiene responsabili per come le gestiremo. Pertanto, progettare responsabilmente un sistema organizzativo, di archiviazione e uso dei dati, secondo regole certe e condivise a livello continentale, diventa fondamentale per godere della loro fiducia. »

[ Marco Buzzavo ]

A quel punto, aver risparmiato con soluzioni “fai-da-te”, dilaniando il buon nome di un’azienda o il livello di fiducia in un ente, o essersi responsabilmente affidati a chi conosce davvero bene la materia, farà la differenza nel mercato sempre più tangibile dei valori collegati a servizi e prodotti, che, parafrasando P. Kotler, rappresenteranno sempre più un pretesto nell’offerta di puro e semplice valore organizzativo e relazionale.